Psicoterapeuta Pannella

Perchè ci innamoriamo? La risposta da parte delle neuroscienze

Perché ci innamoriamo proprio di una persona e non di un’altra? È una pura casualità o una scelta?

È variegato l’intreccio degli elementi che spingono a innamorarsi di un individuo piuttosto che di un altro, ma se guardiamo l’innamoramento secondo la prospettiva delle neuroscienze possiamo evidenziare che le aree del cervello coinvolte nel sentimento amoroso, sono corticali, ovvero fanno parte della corteccia cerebrale ma anche sottocorticale, in quanto sono più antiche dal punto di vista evolutivo.

Inoltre quando facciamo esperienza di una relazione d’amore, attiviamo risposte neuronali legate a delle regioni del cervello che sono collegate al sistema della ricompensa, aree in cui vi sono i recettori dell’ossitocina e della vasopressina. Entrambi questi tipi di recettori, disattivano una serie di regioni comunemente legate al giudizio sociale, alla valutazione delle emozioni e delle intenzioni altrui, tanto da rendere possibile più facilmente l’avvicinamento e la conoscenza.

Ma ciò che ci guida in modo specifico nell’innamoramento è la memoria implicita, in quanto la nostra mente e i nostri circuiti cerebrali, fanno capo ai primi schemi relazionali e ai derivati neurobiologici ad essi associati. Pertanto i ricordi della memoria implicita ci conducono verso la scelta dell’altro e lo fanno accendendo i centri del piacere, i quali a loro volta inondano il nostro organismo di un ormone della felicità, chiamato Feniletilamina. Solitamente questo ormone è sempre presente nel nostro corpo, ma quando supera determinati livelli, risveglia il desiderio e il bisogno di un legame affettivo. La Feniletilamina cresce e nel cervello dell’innamorato si attivano le aree neuronali della Dopamina. A questo punto la persona innamorata trasforma in gratificante tutto ciò che riguarda l’altro.

Da un punto di vista dei sistemi emotivi Panksepp (2014) riconduce la produzione della Dopamina al sistema della RICERCA. Non a caso l’innamorato è fortemente alla ricerca dell’altro. Uno stato che richiama gli stati “maniacali” e l’effetto di sostanze dopanti. Non a caso è facile sentir dire frasi come “sono pazzo di te”. L’antropologa Helen Fischer (2012) arriva ad affermare che “l’amore romantico sia una dipendenza: una dipendenza perfetta, meravigliosa, quando va bene, ed una dipendenza perfetta ma orribile quando va male” (video you tube).

Altro elemento importante è lo stato di benessere e di sicurezza che l’altro ci trasmette. Tale aspetto è ben descritto da Porges (2012) il quale evidenzia che la presenza di un volto, di un modo in cui un corpo si muove e di un tono di voce che ispira sicurezza e fiducia, inibisce le aree del cervello deputate alle strategie difensive di attacco/fuga o immobilizzazione e crea le condizioni di un rapporto sociale, in questo caso di coppia.
Tutto ciò ci porta anche ad un’altra considerazione, ovvero che uno dei motivi che ci portano a ricercare l’altro siano da rintracciare proprio nella somiglianza e affinità con il sistema di cura ricevuto durante le prime fasi di vita, caratterizzato da un importante scambio corporeo e pre-verbale che avviene tra bambino e caregiver sotto forma di vocalizzi, sorrisi, coccole e contatti di natura fisica.
Tali momenti fanno capo alle prime esperienze di attaccamento e vengono codificate nell’emisfero destro del cervello, esse rimangono lì senza essere trasformate in simboli e sono disponibili attraverso la comunicazione corporea nell’ambito di una relazione. definirsi in uno schema secondo il quale verranno costruite le nostre relazioni e il nostro modo di viverci nella coppia.

È, quindi, chiaro che la scelta del partner, non possa essere una scelta causale, ma bensì una scelta complessa influenzata dalla fitta trama di elementi di carattere neurale e di profondi modelli relazionali affettivi di entrambi i membri della coppia.

Bibliografia:

Fischer H., Studia il cervello innamorato, in www.youtube.com/watch?v=4ZYNr_e_O4E

Panksepp J., Biven L., 2014, Archeologia della mente. Origini neuroevolutive delle emozioni umane, Cortina, Milano, 2014.

Porges S. W., La teoria polivagale. Fondamenti neurofisiologici delle emozioni, dell’attaccamento, della comunicazione e dell’autoregolazione, Giovanni Fioriti Ed., Roma, 2014.

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